giovedì 28 Marzo 2024
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Superbonus 110% e cessione dei crediti: i numeri della crisi

Si parla ormai da mesi del blocco dei crediti edilizi e degli effetti sull’economia reale. Una prima fotografia della situazione è stata fornita nella proposta di relazione definitiva del 13 settembre 2022 sull’attività svolta dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

Secondo le ultime stime sarebbero:

  • oltre 60.000 le imprese coinvolte nel blocco della cessione dei crediti edilizi;
  • oltre 150.000 i cantieri bloccati;
  • oltre 1.500.000 le persone coinvolte;
  • circa 100 miliardi gli euro rimasti bloccati nei cassetti fiscali;
  • oltre 1.000.000 gli operai e i tecnici che rischiano il posto di lavoro.

Prendendo come riferimento la relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, secondo i dati comunicati dagli 11 principali istituti privati oltre alle Partecipate di Stato CDP e Poste Italiane Spa:

  • 30 Miliardi sono stati liquidati
  • 47 Miliardi non ancora liquidati ma con impegni presi in carico
  • i rimanenti 4 miliardi in teoria li utilizzeranno per successive acquisizioni

Molto interessanti i numeri forniti dalla relazione a cura del Centro Studi della Class Action Nazionale Edilizia (C.A.N.D.E.), secondo la quale prendendo come riferimento i dati forniti dalla Commissione di inchiesta e attraverso un semplice calcolo matematico è possibile ricavare che:

  • per liquidare i 47 miliardi rimasti incagliati ci vorranno 3/3 anni e mezzo, senza considerare i crediti fermi anche nelle Assicurazioni, in qualche Fondo d’investimento, colossi dell’energia come Enel ed Eni ecc.;
  • a maggio la rilevazione Enea parlava di 33,712 miliardi di crediti d’imposta generati con il Superbonus 110%, per arrivare a 60,527 miliardi al 31 ottobre 2022.

Dalla pubblicazione della relazione parlamentare abbiamo altri 26,815 miliardi da sommare ai 47 miliardi fermi a maggio 2022 di crediti Superbonus 110 + altri 24 miliardi presunti degli altri bonus ordinari (se guardiamo ai dati della Commissione Banche su crediti decennali e quadriennali/quinquennali che stanno più o meno al 50% (54% Decennali, 46 % quinquennali/quadriennali).

La somma di tutti questi crediti incagliati dei cittadini e imprese italiane è giunta a circa 97,193 miliardi. A questo quadro va aggiunto il lavoro imponente di studi di perfettibilità eseguiti da liberi professionisti, specialmente su lavori condominiali che ancora non sono partiti viste le recenti problematiche e dunque ancora non fatturati e non trasformati in crediti d’imposta, oltre a molte aziende che sapendo del blocco quasi totale nella monetizzazione dei crediti fiscali stanno rinviando l’emissione delle fatture e delle comunicazioni all’Agenzia delle Entrate.

Secondo i dati ufficiali i crediti monetizzati attraverso la cessione dei crediti fiscali sono stati 30 miliardi quindi una media di 1,25 miliardi al mese. Ora sono incagliati oltre 100 miliardi di crediti fiscali con l’aggravante delle Partecipate dello Stato (CDP, Poste Italiane, MCC e MPS) completamente inattive, le compagnie assicurative in dubbio se ritornare ad effettuare acquisti o meno, con gli istituti di credito privati che dichiarano la loro capacità fiscale esaurita e senza l’art 121 DL 34/2020 nella sua forma originale (con la multi cedibilità dei crediti fiscali illimitati).

Per poter ottenere un dato aggiornato in tempo reale, aggregato e/o disaggregato a seconda delle esigenze c’è la necessità di procedere alla creazione di un’unica piattaforma su cui far confluire tutti i crediti d’imposta presenti nei cassetti fiscali degli attori al processo. Attraverso la stessa si potrebbe procedere anche all’acquisto e vendita degli stessi con il medesimo funzionamento già in essere per la nota piattaforma MePA che consente a tutti gli attori di collocarsi nella propria funzione e con la propria richiesta.

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