mercoledì 1 Maggio 2024
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L’Agenzia delle Entrate: più immobili ridotti in ruderi a causa della pressione fiscale

Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate relativi allo stato del patrimonio immobiliare italiano nel 2022, il numero delle “unità collabenti”, ovvero degli immobili ridotti in ruderi a causa del loro elevato livello di degrado, classificati nella categoria catastale F2, è aumentato del 2,7 per cento rispetto al 2021.
Il dato più allarmante emerge dal raffronto tra i numeri pre e post Imu: dal 2011, gli immobili ridotti alla condizione di ruderi sono più che raddoppiati, passando da 278.121 a 610.085, con un incremento di quasi il 120 per cento.
Questa situazione, denuncia Confedilizia, “ha evidenti conseguenze sulle aree in cui tali edifici insistono, creando un serio problema di degrado urbano e sociale. Si tratta di immobili, appartenenti per il 90 per cento a persone fisiche, che pervengono a condizioni di fatiscenza per il solo trascorrere del tempo o, in molti casi, in conseguenza di atti concreti dei proprietari (ad esempio, la rimozione del tetto) finalizzati a evitare almeno il pagamento dell’Imu. Sono soggetti alla patrimoniale immobiliare – giunta a un carico di 22 miliardi di euro l’anno – persino i fabbricati definiti “inagibili o inabitabili”, ma non ancora considerati “ruderi”, ricorda la Confederazione della proprietà edilizia.
E’ necessaria una politica attenta a questi dati e che individui soluzioni adeguate. Una delle proposte della Confederazione è quella di ridurre il carico fiscale rappresentato dall’Imu, in particolare sugli immobili dei piccoli centri e dei borghi, spesso abbandonati e in declino. L’eliminazione dell’Imu nei Comuni fino a 3.000 abitanti, ad esempio, avrebbe un costo annuo contenuto (800 milioni di euro, meno del 4 per cento del gettito complessivo dell’imposta) ma potrebbe rappresentare un segnale importante per i proprietari, spesso eredi, che non hanno le risorse o gli incentivi per riqualificare i propri beni. “Molti di questi immobili sono privi di possibilità di vendita o affitto e tra poco tempo potrebbero essere oggetto di obblighi di riqualificazione energetica in caso di approvazione della proposta di direttiva europea “case green”. La necessità di intervenire, dunque, è sempre più urgente”, conclude Confedilizia.

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