A più di due mesi dall’accordo sancito in Conferenza Unificata, solo dieci Regioni italiane hanno formalmente adottato i moduli unificati del cosiddetto “Salva Casa”. Il provvedimento – che introduce una sanatoria semplificata per regolarizzare piccole difformità edilizie – prevede l’utilizzo di quattro moduli standardizzati: CILA, SCIA, SCIA alternativa al permesso di costruire e Permesso di costruire. Alcune Regioni, come la Sicilia, hanno anche previsto un quinto modulo per la CILA dedicata alle opere interne.
Le Regioni allineate: approvazioni e modalità di recepimento
Le Regioni che hanno recepito i moduli unici sono: Abruzzo, Piemonte, Umbria, Toscana, Sicilia, Lazio, Basilicata, Liguria, Campania e Lombardia. Tuttavia, l’adeguamento non è stato uniforme. In molte realtà, l’adozione è stata accompagnata da circolari interpretative o da leggi regionali di recepimento, tese a coordinare le novità nazionali con le normative locali. In altri casi, come in Basilicata, si è proceduto con un semplice aggiornamento tecnico della modulistica.
La Regione Abruzzo ha approvato i moduli con la Delibera 317/2025 del 29 maggio, includendo anche la scheda anagrafica per impresa e dichiarante. In Piemonte, l’adozione è avvenuta il 20 maggio con la Delibera 4-1118/2025, prevedendo un periodo transitorio di coesistenza tra i moduli vecchi e quelli aggiornati.
In Umbria, l’adozione si colloca in un quadro più ampio di digitalizzazione delle pratiche edilizie, con l’impegno regionale ad affiancare i Comuni nella gestione telematica delle procedure. La Toscana, invece, ha approvato moduli provvisori, in attesa dell’aggiornamento definitivo della LR 65/2014.
Particolare il caso della Sicilia, che – in virtù dello statuto speciale – ha previsto un modello aggiuntivo per le opere interne e ha accompagnato l’adozione con una legge regionale di recepimento e una circolare interpretativa.
In Lazio, Liguria e Campania, i moduli sono stati recepiti con deliberazioni dirigenziali o di giunta, spesso allegando direttamente l’accordo della Conferenza Unificata senza ulteriori adattamenti. Tuttavia, in Campania, la Direzione Generale per il Governo del Territorio potrà modificare i moduli in seguito a verifiche di conformità.
Infine, la Lombardia si distingue per aver integrato la modulistica con campi aggiuntivi per le piccole difformità e aver accorpato sezioni comuni per semplificare l’invio delle pratiche digitali.
Ritardi regionali e scadenze disattese: il nodo dei Comuni
Nonostante la scadenza del 9 maggio fissata dalla Conferenza Unificata, molte Regioni non hanno rispettato i termini, costringendo i Comuni a procedere con l’adeguamento della modulistica in autonomia entro il 23 maggio. In assenza di direttive regionali, i Comuni hanno dovuto fare riferimento direttamente ai moduli nazionali e alle indicazioni contenute nell’accordo.
L’ANCI è intervenuta per chiarire le interpretazioni più controverse, ma il timore diffuso tra gli operatori del settore è che la macchina amministrativa locale non sia pronta a recepire in modo uniforme le novità normative.
Moduli nazionali utilizzabili dal 23 giugno: la scadenza tecnica
L’accordo in Conferenza Unificata richiama le disposizioni del Decreto Semplificazioni (DL 90/2014), secondo cui i moduli unificati nazionali diventano utilizzabili anche in caso di mancato recepimento locale, trascorsi 30 giorni dalla scadenza del termine. Dal 23 giugno 2025, dunque, cittadini e imprese potranno utilizzare i moduli unificati Salva Casa a prescindere dal livello di aggiornamento delle Regioni o dei Comuni.
Conclusioni: una riforma ambiziosa, ma dal decollo rallentato
Il quadro che emerge è quello di una riforma ambiziosa ma ancora frammentata. Il Salva Casa ha certamente il merito di puntare alla semplificazione e alla regolarizzazione di situazioni edilizie diffuse e spesso trascurate. Tuttavia, le differenze territoriali, l’assenza di un coordinamento efficace e la pressione sulle strutture amministrative locali rischiano di comprometterne l’efficacia a breve termine.
Il settore delle costruzioni, da parte sua, è chiamato a un duplice sforzo: interpretare correttamente la normativa e interfacciarsi con enti locali non sempre allineati. Un’ulteriore conferma che, in edilizia, la semplificazione normativa è un processo lento e che necessita di investimenti non solo tecnici, ma anche culturali e organizzativi.