lunedì 30 Giugno 2025
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Lo sblocco delle opere farebbe salire il Pil di due punti e mezzo

L’Italia deve tornare a crescere bene e presto, anzi subito. Da Confcommercio arriva una ‘spinta’ al governo affinché affronti di petto il problema della prolungata assenza di crescita, “causata anche dai deficit strutturali che frenano la competitività del Paese, intrappolandone le migliori energie”.

Per il presidente, Carlo Sangalli, intervenuto al Forum di Conftrasporto a Cernobbio, la “strada obbligata” per tornare a crescere è chiara: occorre sbloccare le opere infrastrutturali. “Già solo questo” farebbe salire di ben 2 punti e mezzo il PIL del Paese, ha assicurato. E porterebbe alla creazione di 300 mila posti di lavoro all’anno”, tra diretti, indiretti e indotti.

Per Sangalli l’attuale situazione è sotto gli occhi di tutti e il prossimo anno le premesse non sono delle migliori. “Oggi stiamo vivendo una fase di stagnazione della nostra economia e il 2020 sarà ancora un anno molto difficile” ha spiegato, basandosi anche sul report del Centro studi dell’associazione dei commercianti, reso noto in apertura del Forum, che ha rivisto al ribasso le stime del Pil sia per il 2019 che per il 2020, rispettivamente dello 0,1% e dello 0,3%. La previsione è peggiorativa rispetto a quella fatta lo scorso mese di marzo quando si stimava che la crescita sarebbe stata dello 0,3% e dello 0,5%.

“Diamo atto al Governo – ha rimarcato – di aver concentrato le poche risorse disponibili e gli stretti margini di flessibilità sull’obiettivo fondamentale di disinnescare gli aumenti dell’Iva. Ma occorre rafforzare le azioni per la crescita: anzitutto mobilitando decine di miliardi di risorse disponibili, europee e nazionali, e trasformando così capitoli di bilancio in cantieri aperti ed in opere utili e realizzate in tempi ragionevoli. A partire dai trasporti e dalla logistica che rappresentano una grande opportunità per il rilancio dell’Italia ma che sono penalizzati dall’eccesso di burocrazia e fiscalità che ancora oggi bloccano troppi cantieri”.

Il presidente di Confcommercio ricorda che “l’anno scorso oltre la metà degli stanziamenti approvati non è stata spesa” e invita “a spendere tutto quello che è stato stanziato e investire meglio, rilanciando in Europa il negoziato sulla possibilità di non computare nel deficit il cofinanziamento degli investimenti strategici”. Sbloccare i progetti e i cantieri già finanziati, dunque, favorirebbe la ripresa economica, aumenterebbe l’offerta di trasporto e l’occupazione.

Come evidenzia il report del centro studi, ci sono risorse che restano nel cassetto: nel 2018 il ministero delle Infrastrutture non ha speso il 60% dei fondi che aveva in bilancio (5,7 miliardi di euro).

Criticità anche nella capacità di spesa dei fondi strutturali europei: a poco più di un anno dalla fine del periodo di programmazione, per il PON (il Programma operativo nazionale) Infrastrutture e reti è stato speso solo il 23% delle somme disponibili.

E poi c’è il capitolo dei tempi, sempre troppo lunghi: “biblici”. Quando finalmente partono i lavori di realizzazione, prima che siano conclusi passano fra i 5 e i 14 anni in media. Eppure, se il Sistema Nazionale Integrato dei Trasporti (Snit) – programmato nel 2001 con visione sostenibile e aggiornato nel 2016 – fosse completato nei tempi previsti (10 anni), contribuirebbe, come detto, a un incremento del PIL del 2,5%.

“Bloccando l’Iva – conclude Sangalli – abbiamo evitato di spalancare la porta alla recessione dal punto di vista economico e dal punto di vista fiscale è stata evitata una grande ingiustizia sociale perché l’Iva avrebbe colpito certamente le fasce più deboli. Adesso bisogna sbloccare anche l’economia a partire dagli investimenti pubblici in cantieri aperti e opere pubbliche”.

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