giovedì 18 Settembre 2025
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Edilizia scolastica in Italia: sicurezza e sostenibilità ancora lontane dagli standard europei

Il report Ecosistema Scuola 2025 di Legambiente, presentato il 15 settembre, fotografa una realtà preoccupante: il patrimonio edilizio scolastico italiano resta fragile, poco sicuro e con un livello di sostenibilità ancora insufficiente. Su 7.063 edifici analizzati in 97 capoluoghi di provincia, meno della metà dispone dei requisiti minimi di sicurezza strutturale e funzionale.


Sicurezza strutturale: il nodo dei solai e delle verifiche sismiche

I dati confermano una cronica carenza di prevenzione:

  • Solo il 47% delle scuole possiede il certificato di agibilità.
  • Appena il 45% ha un collaudo statico aggiornato.
  • Nelle aree a rischio sismico, meno del 15% degli edifici risulta progettato o adeguato secondo le normative antisismiche vigenti (NTC 2018).

Il tema dei solai rimane centrale: i crolli costituiscono la principale causa di incidenti. Tuttavia, soltanto il 31,2% delle scuole è stato sottoposto a indagini diagnostiche negli ultimi cinque anni, con punte minime nel Centro Italia (22,5%). Gli interventi di consolidamento si fermano al 10,9% a livello nazionale, con forti squilibri territoriali (dal 17% del Sud al 7,7% del Centro).


Manutenzione: risorse insufficienti e divari territoriali

Il fabbisogno manutentivo resta ampiamente insoddisfatto:

  • Manutenzione straordinaria: 39.648 € per edificio nel 2024, in calo rispetto alla media quinquennale (43.563 €). La spesa effettiva è addirittura più bassa, 29.061 €, con un divario marcato tra Nord (41.699 €) e Sud/Isole (meno di 6.000 €).
  • Manutenzione ordinaria: 8.338 € per edificio, un valore che non copre le esigenze di conservazione e gestione quotidiana del patrimonio scolastico.

La mancanza di continuità negli stanziamenti si riflette in una manutenzione “a singhiozzo”, spesso legata a emergenze e fondi straordinari.


Efficienza energetica e sostenibilità ambientale

Sul fronte energetico, il quadro resta critico:

  • Solo il 16% delle scuole ha beneficiato di interventi di efficientamento.
  • Appena il 6,5% degli edifici certificati raggiunge la classe A.
  • Il 66,6% si colloca nelle classi peggiori (E, F, G).
  • Le fonti rinnovabili coprono il 21% degli edifici, con forti squilibri geografici (dal 10,8% delle Isole al 30% di alcuni capoluoghi del Nord).

Sul fronte della sicurezza ambientale, torna a crescere la presenza di amianto: il 10% degli edifici ne è interessato, complice un miglioramento delle attività di monitoraggio e rilevazione.


Dotazioni sportive e servizi accessori

Solo la metà delle scuole dispone di strutture sportive interne. Al Sud, inoltre, l’accessibilità in orario extrascolastico è fortemente limitata, riducendo la funzione della scuola come presidio civico e comunitario.


L’evoluzione negli ultimi 25 anni

Dal 2000 ad oggi, i progressi sono lenti e discontinui:

  • Rinnovabili: dal 0% al 20%, ma al ritmo attuale il 100% sarà raggiunto solo tra oltre 70 anni.
  • Manutenzione straordinaria: variabile tra il 40% e il 60% degli edifici, con picchi solo in occasione di fondi straordinari.
  • Edifici bisognosi di interventi urgenti: stabilmente tra il 30% e il 35%, risaliti al 40% nel 2024.

Le proposte di Legambiente: verso una programmazione nazionale

Per invertire la rotta, Legambiente avanza 8 linee strategiche, tra cui:

  • Rafforzamento dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica.
  • Piano coordinato di riqualificazione edilizia e energetica.
  • Definizione di nuovi Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) su sicurezza e servizi.
  • Completamento delle diagnosi strutturali e antisismiche.
  • Maggiori investimenti in mobilità sostenibile e in scuole come presìdi civici.

Il quadro delineato da Ecosistema Scuola 2025 conferma un sistema edilizio scolastico frammentato e inadeguato. La sfida per il prossimo decennio è trasformare interventi isolati in un modello nazionale stabile, capace di coniugare sicurezza, sostenibilità e qualità dei servizi. Senza un piano organico e risorse costanti, il rischio è quello di perpetuare un divario territoriale che penalizza soprattutto il Sud e le aree più fragili del Paese.

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