L’attuazione finanziaria del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) registra un’accelerazione significativa. Secondo i dati trasmessi dalla Struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri al Servizio studi di Camera e Senato, alla data del 31 maggio 2025 risultano effettuati pagamenti per 79 miliardi di euro, equivalenti a oltre il 40% dei 194,4 miliardi complessivamente attribuiti all’Italia nell’ambito del programma Next Generation EU.
Tale risultato rappresenta un incremento di circa 15 miliardi rispetto al consuntivo di fine 2024 e corrisponde a una dinamica di spesa attuale pari a 3 miliardi di euro mensili, in netta crescita rispetto alla media mensile di 1,57 miliardi registrata nel 2024.
L’accelerazione, pur rappresentando un segnale positivo, non risulta sufficiente a garantire il conseguimento degli obiettivi economico-finanziari previsti per la scadenza finale del Piano. Il Documento di economia e finanza (DEF) di aprile prevede infatti per il 2025 una spesa totale superiore ai 38 miliardi di euro, obiettivo che appare raggiungibile soltanto se l’attuale trend verrà sensibilmente rafforzato. Tuttavia, la previsione per il 2026, fissata dal Ministero dell’Economia, indica una necessità di spesa pari a 74,4 miliardi di euro, equivalente al 3,2% del PIL nazionale.
Per rispettare questa proiezione, sarebbe indispensabile incrementare ulteriormente il tasso mensile di esecuzione finanziaria, portandolo da 3 miliardi a oltre 9 miliardi al mese, ovvero un’ulteriore moltiplicazione della capacità di spesa pari a un +300% rispetto all’attuale velocità operativa.
«È una soglia tecnicamente insostenibile – dichiara con preoccupazione il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi –. Nessun sistema amministrativo, nemmeno quello più efficiente, può realisticamente ipotizzare un triplicamento della capacità di investimento pubblico in un arco temporale così ristretto. Se non si avvia una riflessione immediata e pragmatica, il rischio è che il Paese vada incontro a una perdita secca di risorse e di credibilità a livello europeo».
La stessa consapevolezza è stata espressa dal ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Tommaso Foti, che nel corso di un evento istituzionale ha esortato gli enti titolari di interventi a manifestare eventuali criticità esecutive: «Chi sa di non poter attuare i progetti, molto onestamente, rinunci, perché in questa fase possiamo vedere come reimpiegare queste risorse. Se invece non abbiamo alcuna risposta, la legge prevede che a fine 2026 chi ha bucato obiettivi e ci ha portato a una penalizzazione a livello nazionale ne risponderà in solido». Questo quanto riportato da Il Sole 24 Ore.
Secondo il monitoraggio effettuato tramite la piattaforma ReGis, al 1° luglio risultano censiti circa 299.000 interventi, di cui 125.000 conclusi e 174.000 ancora in esecuzione. Permane ancora da conseguire il 39,1% dei milestone e target complessivi, ossia 240 obiettivi su 614, necessari per sbloccare le ultime due rate del Piano, pari rispettivamente a 12,8 miliardi e 28,11 miliardi di euro.
Nel frattempo, l’Italia si appresta a incassare la settima tranche da 18,3 miliardi, relativa ai target raggiunti nel secondo semestre 2024, portando il totale delle risorse già erogate a 140 miliardi di euro. Ma le criticità non mancano: la tanto attesa rimodulazione straordinaria del Piano, pur annunciata da tempo come imminente, non sarà presumibilmente operativa prima di settembre, mentre è slittata la presentazione della relazione semestrale del Governo alle Camere, per la prima volta assente all’appuntamento tradizionalmente previsto nel mese di luglio.
«Siamo in presenza di una situazione altamente rischiosa – conclude il presidente Lombardi –Gli operatori economici, le imprese del settore costruzioni, i soggetti attuatori sono sotto pressione, e il sistema appare vicino a un punto di saturazione. Serve un piano B operativo, non solo una rimodulazione formale. In gioco non c’è solo la capacità di spesa, ma la reputazione internazionale dell’Italia e la tenuta del comparto infrastrutturale nazionale».
Federcepicostruzioni auspica che il Governo metta in campo strumenti di semplificazione e accelerazione concreta, e attivi un sistema di verifica e riallocazione delle risorse più trasparente ed efficace, per evitare che il fallimento di singole amministrazioni comprometta l’intera strategia di rilancio.