sabato 22 Marzo 2025
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Riqualificazione edilizia: l’Italia è in ritardo

Legambiente ha pubblicato nei giorni scorsi il Rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A” che conferma che gli edifici italiani sono troppo energivori e gli interventi di riqualificazione vanno a rilento.
Lo studio traccia anche una roadmap per rispettare gli obiettivi.
La direttiva Case Green richiede che entro il 2030 gli edifici residenziali raggiungano la classe E ed entro il 2033 la D. In Italia siamo molto indietro, molti degli edifici sono obsoleti e fortemente energivori: partendo dai numeri entro il 2030 bisognerebbe riqualificare almeno 6,1 milioni di edifici residenziali, 871.000 l’anno (il 7,2% del patrimonio residenziale).

Abitazioni in Italia divise per anno di costruzione
L’86% delle abitazioni sono state edificate oltre 30 anni fa

Legambiente nel Rapporto “Civico 5.0: Vivere in Classe A” sottolinea i ritardi negli interventi di riqualificazione edilizia e propone una roadmap che garantisca la riqualificazione di quel 7,2% degli immobili, ovvero più del doppio di quanto fatto con il superbonus. Basti ricordare che con il 110% è stato riqualificato solo il 3,1% degli oltre 12 milioni di edifici ad uso abitativo.
Per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è necessario il sostegno del Governo attraverso:

  • l’introduzione di un sistema incentivante unico, che consideri sia i singoli interventi che la riqualificazione complessiva degli edifici, sostenendo in particolare interventi in classi energetiche elevate;
  • il raggiungimento almeno della classe D per beneficiare degli incentivi;
  • il sistema incentivante dovrebbe considerare diversi fattori: la prestazione energetica conseguita, il reddito delle famiglie, la sicurezza sismica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, il recupero delle acque piovane e l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili;
  • nessun incentivo per le tecnologie fossili e blocco alle installazioni dal 2025;
  • reintrodurre cessione del credito e sconto in fattura, anche solo per interventi di efficientamento e messa in sicurezza.

Legambiente chiede inoltre di aumentare il livello di efficienza minima degli apparecchi dedicati alla produzione termica del 115%. Se questo percorso fosse rispettato potremmo assicurare gli obiettivi richiesti dalla direttiva Case Green, efficientare il patrimonio edilizio, combattere la povertà energetica e abbassare le bollette delle famiglie.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente spiega che il patrimonio edilizio italiano è gravemente inefficiente, con il 75,4% degli edifici nelle ultime 3 classi energetiche, dalla E alla G ed è ora di agire, “gli ingredienti ci sono tutti: un grande numero di edifici a disposizione, tecnologie e competenze e una grande disponibilità, non economica, delle famiglie agli interventi”.
Il 75,4% degli edifici in Italia rientra nelle ultime 3 classi energetiche, dalla E alla G
Per quanto riguarda il Superbonus, l’associazione ambientalista è stata piuttosto critica in passato, chiedendo per esempio la modulazione in base al reddito. Ma i continui cambiamenti in corso d’opera e l’aver bloccato cessione del credito e sconto in fattura hanno “stroncato definitivamente l’unica politica di intervento per la riqualificazione edilizia”. Anche perché, considerando per esempio il problema delle frodi, i controlli di Guardia di finanza e Mef hanno evidenziato che solo il  3% delle truffe totali fosse da attribuire al Superbonus.
E’ necessario pianificare interventi e sostenerli attraverso incentivi rimodulandoli e alzando il livello dei controlli. “Tutte queste azioni -continua Stefano Ciafani – permetterebbero di arrivare ad un miglioramento della classe di efficienza, di contrastare la povertà energetica permettendo alle famiglie di vivere meglio e spendere meno risparmiando in bolletta, di dare un volano al settore edile riconvertendolo verso le ristrutturazioni e non verso il consumo di suolo, e fornire infine un contributo importante alla lotta alla crisi climatica”.
Legambiente ogni anno, grazie al progetto Life ClimAction, monitora in alcune regioni dispersioni termiche, consumi elettrici e inquinamento indoor. Quest’anno sono state coinvolte 42 famiglie, l’analisi termografica ha dimostrato (come sempre) dispersioni in particolare da travi e solai, infissi, impronte termiche dei termosifoni, mancanza di materiale isolante, con la conseguente necessità per le famiglie di accendere per più tempo il riscaldamento, e costi elevati in bolletta. Per quanto riguarda i consumi degli elettrodomestici, il frigorifero è quello più energivoro.

Legambiente: il frigorifero è l'elettrodomestico più energivoro

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