giovedì 28 Marzo 2024
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Federcepicostruzioni scrive a deputati e senatori: “No a soglie e limiti reddituali al Superbonus 110% e proroga per tutti al 2025”

Il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi, scrive a tutti i deputati e senatori, invocando la bocciatura del disegno di legge recante il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e il bilancio pluriennale per il triennio 2022–2024, approntato dal Consiglio dei ministri, nelle parti attinenti alle principali detrazioni fiscali in materia di edilizia.
Nel comunicato emesso a margine del Consiglio, in tema di strumenti agevolativi per le ristrutturazioni, si legge che «Per quanto riguarda gli investimenti immobiliari privati, gli incentivi al 50% e al 65% e le relative maggiorazioni sono prorogati fino al 2024 alle medesime aliquote. Gli incentivi al 110% sono estesi al 2023 per i condomini e gli IACP, con riduzione al 70% nel 2024 ed al 65% nel 2025. Per le altre abitazioni, l’incentivo al 110% è esteso per il secondo semestre del 2022 per le abitazioni principali di persone fisiche con la previsione di un tetto Isee. Gli incentivi per le facciate sono confermati anche nel 2023 con una percentuale agevolata pari al 60%».
«Si tratta di ipotesi di intervento – scrive il presidente Antonio Lombardi nella lettera – che respingiamo nella forma e nella sostanza, e sulla quale invochiamo una più accurata riflessione ed analisi in sede di conversione in legge. Introdurre astrusi meccanismi limitativi legati al reddito e pianificare già una graduale riduzione delle agevolazioni, nel momento in cui questo strumento soltanto da qualche mese inizia a trovare concreta attuazione, equivale a non aver compreso la complessità degli interventi da realizzare che impongono iter valutativi e autorizzativi lunghi e complessi e lavori altrettanto difficili. Il Governo, alla luce del provvedimento emanato, sembra non abbia compreso l’enorme valenza strategica del Superbonus 110% che, oltre contribuire in un momento così particolare al rilancio del comparto, permette la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e di riqualificazione energetica del nostro patrimonio edilizio.».
Il patrimonio edilizio italiano, scrive ancora nella lettera il presidente nazionale di Federcepicostruzioni – è particolarmente datato ed insicuro: degli oltre 12.000.000 di immobili censiti dall’Agenzia delle entrate, infatti, il 18% è stato realizzato prima del 1919; il 12% tra il 1919 e il 1945; il 33% tra il 1946 e il 1971; il 18% tra il 1972 e il 1981 (nel 1974 è entrata in vigore la Legge n. 64); il 12% tra il 1982 e il 1991 (D.M. 20/11/1987), il 7% dal 1992 ad oggi (Dati Istat).
«Vale a dire che il 75% circa del patrimonio edilizio italiano, tre immobili su quattro – si legge ancora nella lettera – è stato costruito prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche e un’altra cospicua percentuale, il 63%, addirittura in assenza di qualsivoglia normativa tecnica. Fermare o limitare uno strumento che potrebbe consentire un diffuso processo di adeguamento, efficientamento e messa in sicurezza degli edifici per mere motivazioni contabili, equivale soltanto a differire ed aggravare il problema giacché, come ci insegnano le purtroppo frequenti notizie di cronaca, il tributo che si paga in termini di vite umane e di ricostruzione di paesi e città a seguito di calamità naturali è enormemente superiore all’irrisorio e illusorio risparmio di oggi».
Esiste un patrimonio edilizio, soprattutto nei centri storici (anche e soprattutto in zone ad alta e media sismicità) mai rinnovato, estremamente vetusto e sul quale non si è praticamente mai intervenuti per vincoli urbanistici, proprietà comuni, burocrazia, mancanza di risorse economiche: «Occorre una vera e seria politica di prevenzione che incentivi, come nel caso del Superbonus, anche l’investimento di capitali privati: una tale politica di prevenzione negli anni passati avrebbe quantomeno ridotto la conta dei danni negli ultimi terremoti».
«Rivendichiamo con forza la proroga del Superbonus anche per gli edifici unifamiliari – conclude il presidente Antonio Lombardi nella lettera – a prescindere da qualsiasi differenziazione o discriminazione reddituale. Sicurezza antisismica, risparmio e riqualificazione energetica, recupero urbanistico, non possono essere in alcun modo legati a parametri ISEE. Chiediamo pertanto che in fase di conversione in legge, vengano respinte le proposte del Consiglio dei ministri; il Superbonus venga prorogato al 2025, mantenendo la detrazione al 110%, senza alcun meccanismo “a scalare” e senza alcuna forma di differenziazione reddituale. Importanti risorse, per oltre 12 miliardi di euro, peraltro vincolate proprio ad investimenti sull’efficientamento e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, verranno anche dal PNRR. Il Governo pensi a come massimizzare ed incentivare il ricorso a questi strumenti, anziché limitarli e complicarli».
Il Superbonus, al 30 settembre scorso, ha consentito di attivare investimenti nella riqualificazione degli immobili per 7,5 miliardi di euro (oltre 46mila gli interventi asseverati).
Il 32,3% degli investimenti ha riguardato proprio interventi su edifici unifamiliari (23.654), e un ulteriore 20,1% (16.135) edifici funzionalmente indipendenti.
«La limitazione ipotizzata dal Governo – conclude Lombardi – taglierebbe in sostanza fuori, stando al trend attuale, più della metà degli investimenti e frenerebbe uno strumento che, val la pena ricordarlo, ad oggi ha contribuito all’ incremento del PIL del 6%».

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