martedì 16 Settembre 2025
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L’AGCM: sospendere il Codice appalti per le opere del PNRR

“Voglio ribadire l’esigenza che in relazione alla spesa pubblica da finanziare mediante i fondi del Next Generation EU, trovino applicazione le sole norme contenute nelle direttive europee del 2014, con le dovute integrazioni solo laddove le disposizioni europee siano non self-executing”. È quanto è stato affermato dal Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Roberto Rustichelli il 29 settembre scorso nel corso della presentazione della Relazione annuale.

Ha, anche, aggiunto che: “Se si considera che oggi il 74% dei procedimenti in materia di corruzione riguarda il settore degli appalti pubblici, in particolar modo le procedure di gara (82%), piuttosto che gli affidamenti diretti (18%), una riflessione urgente si impone. Tutto questo dimostra che il Codice dei contratti pubblici, che pure è stato modificato numerosissime volte, non solo non è stato in grado di contribuire a ridurre gli illeciti, ma rischia altresì, con le sue farraginosità e complicazioni, di ostacolare il conseguimento degli ambiziosi obiettivi assegnati al nostro Paese”.

Il Presidente Rustichelli chiede dunque una riforma del settore volta a modernizzare e semplificare le regole e le procedure applicabili; si tratta di uno tra gli obiettivi strategici ai fini del rilancio dell’economia e dell’attivazione degli investimenti. Semplificazione normativa e qualificazione delle stazioni appaltanti sono due interventi essenziali e sinergici.

Non è la prima volta che l’Autorità punta il dito contro il Codice dei contratti e già nel mese di marzo di quest’annno aveva inviato al al Presidente del Consiglio dei Ministri la segnalazione in merito alle proposte di riforma concorrenziale, ai fini della Legge Annuale per il Mercato e la Concorrenza anno 2021 (leggi articolo).

Già prima della predisposizione ed approvazione del PNRR, l’AGCM precisava che le possibili soluzioni per intervenire efficacemente nell’utilizzo dei fondi del Next Generetion EU sarebbero due: uno più immediato che consisterebbe nella sospensione del Codice dei contratti limitatamente alle procedure interessate dai fondi europei e alle opere strategiche, con l’applicazione delle direttive Europee del 2014; l’altro intervento, di medio periodo, prevedrebbe la revisione del Codice dei contratti nell’ottica di semplificare le procedure, stabilire regole certe e lasciare maggiore discrezionalità alle stazioni appaltanti.
In riferimento alla prima proposta, secondo l’Antitrust la sospensione del Codice risolverebbe le criticità principali, eliminando i vincoli che insistono, tra gli altri, sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina dei commissari esterni.

La seconda proposta, che richiederebbe un tempo maggiore, dovrebbe prevedere modelli flessibili di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici, la riduzione dei formalismi e degli adempimenti non necessari. Il tutto a vantaggio dell’acquirente pubblico, che potrebbe spendere meglio le risorse assegnate, e delle imprese che in assenza di norme di eccessivo dettaglio avrebbero la possibilità di essere più libere da tutti quegli oneri che ad oggi rendono ingiustificatamente costosa e complessa la partecipazione agli appalti e ne ritardano l’aggiudicazione ed esecuzione.

Secondo l’Antitrust sarebbe necessario intervenire sulla specializzazione delle stazioni appaltanti e la digitalizzazione delle procedure.

Una maggiore specializzazione e qualificazione delle stazioni appaltanti, unita ad una maggiore discrezionalità, otterrebbe il vantaggio di applicare in modo appropriato procedure e criteri di aggiudicazione, senza essere necessariamente costrette ad utilizzare modelli eccessivamente rigidi.

La digitalizzazione consentirebbe di semplificare e rendere più celere la conclusione dei procedimenti amministrativi.

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