martedì 23 Aprile 2024
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Infortuni sul lavoro e incidenti mortali: dati allarmanti in Campania

La presentazione dell’ultima Relazione annuale Inail, relativa all’anno 2018, da cui si evince un calo degli infortuni ma un aumento dei casi mortali, impone una riflessione sul tema della sicurezza: tanto più in Campania, dove, ancora una volta, si registrano dati palesementre stridenti (in peggio) rispetto a quelli nazionali.
Nel 2018 l’Inail ha registrato 645.049 denunce di infortunio, in lieve diminuzione rispetto al 2017 (-0,3%: ma da ottobre 2017 vigono le c.d. “comunicazioni obbligatorie”. I datori di lavoro devono comunicare all’Inail ogni infortunio che comporta un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento).
In Campania tuttavia, il medesimo dato è ben più allarmante: le denunce di infortunio infatti sono state 22.962, l’1% in più rispetto al 2017, con un trend di crescita praticamente costante, senza interruzioni, dal 2015 (quando le denunce furono 21.533).
Ma il dato più preoccupante per la Campania concerne proprio le denunce di infortunio con esito morale. Nel 2018 sono state 93, il 33% in più rispetto al 2017 (quando furono 70) e il 9% in più nel quinquennio 2014-2018. Il medesimo dato, su scala nazionale, registra un incremento del 6% su base annua e del 3% rispetto al 2014.
«Dall’analisi dei dati – commenta il presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi – si evince una sostanziale inefficacia delle politiche di prevenzione e tutela effettiva della sicurezza, adottate negli ultimi anni. Soprattutto in Campania, i morti sul lavoro, ma anche gli infortuni e le malattie professionali, continuano ad aumentare in maniera sensibile, addirittura più che nelle altre regioni d’Italia. La salute e la sicurezza quindi, lo dicono i dati in maniera eloquente, non rappresentano una priorità o in ogni caso non si investe efficacemente sulla prevenzione».
«Occorre incrementare gli investimenti – continua ancora il presidente Lombardi – con interventi che facciano della sicurezza, soprattutto nei cantieri edili, non un complesso di adempimenti burocratici e di orpelli evidentemente infruttuosi, ma un’azione strutturata e concreta che abbracci sensibilizzazione, formazione e prevenzione. Bisogna promuovere e favorire la cultura della sicurezza, che le crescenti condizioni di precarietà minano dalle radici. Occorre promuovere il lavoro stabile e sicuro, nell’accezione più ampia del termine. Precarietà, ed i dati di oggi lo confermano, vuol dire insicurezza, più infortuni, più morti sul lavoro».
«Lo Sblocca cantieri – conclude il presidente Lombardi – si muove purtroppo proprio nella direzione opposta a quella che auspichiamo: l’appalto libero e il massimo ribasso non possono che promuovere il lavoro precario, insicuro, irregolare, instabile proprio in un settore, quello dell’edilizia, ai vertici delle classifiche INAIL per morti, incidenti invalidanti e malattie professionali».

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